LAVORI PUBBLICI - 010
T.A.R. Calabria - Sez. staccata di Reggio C. - 27-28 ottobre 1999, n. 1376
(Presidente Ravalli; Rel. Criscenti - Cosmar s.r.l. e altri contro Edis Calabria)
Appalto - Appalti pubblici - Gara - Autocertificazioni attestanti il possesso dei requisiti e condizioni per la partecipazione  - L'autentificazione di firma dei dichiaranti non è obbligatoria.
(legge 4 gennaio 1968 n. 15, articoli 2,3 e 4; legge15 maggio 1997, n. 127, articolo 3; legge 16 giugno 1998, n. 191, articolo 2, comma 11; d.P.R. 20 ottobre 1998, n. 403)

(omissis)

FATTO

Con ricorso notificato in data 30 settembre e 4 ottobre 1999, le società C., T. e C. chiedono l’annullamento dei provvedimenti di aggiudicazione, provvisoria e definitiva, dei lavori di realizzazione di residenze per studenti universitari e relativi servizi, dell’importo a base d’asta di Lire 14.284.667.000 disposto a favore della costituenda associazione tra le imprese C. e C..
Deducono a sostegno del proprio gravame che le imprese aggiudicatarie dovevano essere escluse dalla gara, in quanto avevano presentato le dichiarazioni richieste dalla lettera di gara ai punti B), inerenti l’assenza di misure di prevenzione, F), sostitutiva del certificato del casellario giudiziale, G), sostitutiva dei certificati dei carichi pendenti ed H), sostitutiva del certificato di iscrizione al registro delle imprese e contenente pure l’attestazione circa l’insussistenza di procedure fallimentari, in modo non conforme alla disciplina degli articoli 4, 20, 26 della legge n. 15 del 1968, così come prescritto dalla stessa lettera di gara a pena di esclusione, e cioè senza l’autenticazione della sottoscrizione.
Si costituisce l’ente appaltante, assumendo la legittimità del proprio operato per le ragioni già esplicitate dalla Commissione nella seduta del 29 luglio 1999, ossia rilevando che l’espressione utilizzata nella lettera di gara, secondo cui le dichiarazioni in questione devono essere rese ai sensi degli articoli 4, 20, 26 della legge n. 15 del 1968, può essere interpretata in modo tale da fare ritenere conformi alla lettera di gara anche le dichiarazioni che siano rese ai sensi delle successive modifiche legislative di tali disposizioni, quali le c.d. “leggi Bassanini”.
Si costituisce anche la controinteressata CHIODI, in proprio e nella qualità di capogruppo dell’associazione aggiudicataria dei lavori, resistendo con articolate argomentazioni e proponendo anche ricorso incidentale, ritualmente notificato.

All’udienza camerale del 23 ottobre 1999 veniva discussa la domanda di sospensione dei provvedimenti impugnati.

DIRITTO

Il Tribunale ritiene di poter definire immediatamente il giudizio nel merito con motivazione in forma abbreviata, secondo quanto prescritto dall’articolo 19 legge 23 maggio 1997, n. 135.
Il ricorso è infondato e non può, pertanto, essere accolto.
Il rinvio operato dalla lettera di gara alle norme della legge 4 gennaio 1968, n. 15, e segnatamente agli articoli 4, 20, 26, deve intendersi come un richiamo indicativo (e non puntuale e tassativo) alle disposizioni sulla produzione di documenti e alla pubblica amministrazione, necessariamente contenente un rinvio dinamico al quadro complessivo della normativa sulla semplificazione dell’attività amministrativa.
Se così non fosse, infatti, da un lato non si capirebbe il rinvio all’articolo 4, che si occupa solo della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, laddove invece l’autocertificazione viene ammessa dalla committente per fatti o situazioni che, ai sensi della legge n. 15 del 1968 non sono oggetto di atti di notorietà, quale l’iscrizione in albi, di cui infatti si occupa il precedente articolo 2 legge n. 15 del 1968 sulle dichiarazioni sostitutive di certificazioni, o le certificazioni del casellario, da ricomprendere piuttosto nella disciplina dell’articolo 3 sulle dichiarazioni temporaneamente sostitutive.
Dall’altro, poiché il generale obbligo di autenticazione delle dichiarazioni sostitutive di certificazioni e di atti di notorietà è sicuramente venuto meno, anche nella materia che qui ci occupa, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 127 del 1997 e della legge n. 191 del 1998 (come chiarito dalle circolari Miacel 14/98 e 2/99) una siffatta prescrizione, se interpretata nel senso che la mancanza di autenticazione debba condurre all’esclusione dell’offerente si porrebbe su un piano di rigido formalismo, assolutamente in contrasto con la giurisprudenza decisamente prevalente in materia, cui il Collegio non ha ragione di discostarsi, che afferma la necessità di interpretare le clausole del bando ispirandosi al canone della più ampia partecipazione, e cioè nel senso più favorevole ai destinatari e meno favorevole alle formalità inutili, privilegiando sempre interpretazioni della normativa concorsuale che, anziché sancirne tout court l’illegittimità, ne assicurino la conformità ai principi dell’ordinamento (Cons. St., VI, 22 maggio 1998, n. 801; Cons. St., IV, 4 marzo 1998, n. 226; T.A.R. Reggio Calabria, 11 gennaio 1997, n. 7; espressamente sulla illegittimità di un provvedimento di esclusione da una gara per omessa autenticazione delle sottoscrizioni di dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà o di certificazioni, T.A.R. Marche, 26 febbraio 1999, n. 176).
Né quanto fin qui sostenuto sembra superabile con l’assunto della non rilevanza penale delle dichiarazioni senza l’ammonizione da parte del pubblico ufficiale sulle responsabilità penali per dichiarazioni mendaci, in primo luogo perché il predetto elemento dell’ammonizione da parte del pubblico ufficiale è estraneo alla vicenda concorsuale, tanto che più volte la giurisprudenza ha affermato il principio che la mancata menzione dell’ammonizione non vizia l’autenticazione (vedasi T.A.R. Sicilia, 28 gennaio 1998, n. 73; T.A.R. Sardegna 16 gennaio 1998, n. 39) e secondariamente perché la condotta tenuta dal dichiarante, ove si accerti che quanto dichiarato non risponde a verità, non sarebbe certamente immune da conseguenze penali.

D’altronde, anche a voler interpretare in modo letterale le più volte richiamate norme della lettera di gara la conseguenza non sembra possa essere quella invocata dalle ricorrenti, e cioè l’esclusione delle imprese CHIODI e CISE, ma piuttosto l’invito alla regolarizzazione della dichiarazione incompleta, che non avrebbe violato la par condicio fra i concorrenti, in quanto non incidente sul contenuto della dichiarazione, e che certamente l’EDIS avrebbe potuto disporre come correttivo all’eccessivo rigore delle forme, applicabile anche nelle ipotesi in cui il bando le prescriva a pena di esclusione (cfr., sulla regolarizzazione proprio con riferimento al caso di omessa autenticazione, Cons. St., VI, 30 gennaio 1998, n. 120 che ha confermato T.A.R. Reggio Calabria, 3 gennaio 1997, n. 1).
L’infondatezza del ricorso principale esenta ovviamente il Collegio dall’esame di quello proposto in via incidentale.
Ricorrono giusti motivi per disporre la compensazione integrale tra le parti delle spese della lite.

P.Q.M.

Visto l’articolo 19 legge n. 135 del 1997 il Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria - Sezione Staccata di Reggio Calabria - definitivamente pronunciando sul ricorso n. 1428/99 R.G. lo respinge