Edilizia e Urbanitica - 007

Il verde che uccide

La banda dei golfisti
di Gian Luigi Rota
e Giuseppe F. Rusconi

C’è in giro una grande voglia di golf.
Passione per lo swing? Non proprio.
Smanie di gente da marciapiede in cerca di riconoscimento sociale? Anche.
Pressioni speculative? Pare.

Di sicuro il governo cinese (sì, quello di Pechino) ha sospeso in questi giorni tutti i nuovi progetti, gettando nel panico, scrive l’Economist, non tanto gli appassionati quanto gli amministratori locali e gli speculatori immobiliari (property developers).

Gli uni e gli altri sono convinti che non ci sia sviluppo residenziale ad alto rendimento senza un “green” nei dintorni. La gestione sportiva sarà anche in passivo ma i profitti si fanno sulle residenze e su chi ci investe.

Il quotidiano “La Nuova Sardegna”, commentando il finanziamento europeo per nuovi campi da golf nell’isola, ha scritto che “l' investimento minimo per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira attorno agli 8-10 miliardi [di lire], il fatto che vengano richiesti fondi pubblici per 4.000 miliardi per realizzare nuovi campi conferma che la gestione della sola struttura sportiva non e' in grado di coprire la spesa iniziale. Ovvero il golf e' economicamente fallimentare a meno che non intervenga lo Stato a finanziarlo o sia collegato interventi di pura speculazione immobiliare”.

Non ha torto pertanto Silvia Zamboni quando scrive sul mensile “La nuova ecologia”: “Per giocare a golf non è necessario essere stupidi. Però aiuta, scriveva quarant'anni fa George Bernard Shaw. Per aggirare i vincoli urbanistici non è necessario il golf. Pero' aiuta, si legge in controluce, oggi, nei progetti delle decine di campi in procinto di abbattersi su alcune delle aree più pregiate del nostro paese.”

Anche in Italia pare che le cose vadano come in Cina, come ovunque nel mondo. Con il pretesto di una pratica sportiva in apparenza ecologica si costruiscono ville, alberghi, ristoranti, centri congressi, negozi e così via.

Ma non è solo questione di affari.

El golf es verd que mata” (il golf è un verde che uccide) hanno scritto gli ecologisti catalani. Qualcosa di vero ci dev’essere se la Federgolf italiana ha lanciato un programma di certificazione ambientale che fa capo al progetto europeo”Committed to Green Foundation”, tant’è che alcuni circoli, come quelli di Carimate (Como) e Verona, si sono già dotati di Piani di gestione ambientale.

La questione infatti è soprattutto ambientale perché questi impianti consumano quantità enormi di acqua (70-80 mc / ha), vengono ricoperti di un’erba nanizzata (alla Disneyland, dice qualcuno) che richiede l’uso massiccio di fitofarmaci pesticidi e di diserbanti (in media 750 kg all’anno e cioè 7-8 volte il fabbisogno medio dell’agricoltura intensiva, risaie comprese).
Sul punto il Consiglio di Stato ha avuto modo di pronunziarsi, nell’unica sentenza fin qui pubblicata, riconoscendo che la realizzazione di un campo da golf dev’essere assoggettata alla valutazione di impatto ambientale:
“un capo da golf può indurre forti impatti sulla qualità dell’acqua sotterranea ovvero su quella contenuta nella falda acquifera, in funzione della quantità di pesticidi, fitofarmaci e diserbanti necessari al mantenimento del green”, soggiungendo che “d’altra parte, non può non evidenziarsi che ai sensi del paragrafo 1 (Caratteristiche) dell’allegato D al d.P.R. 12 aprile 1996 uno degli elementi oggetto di valutazione ai fini di stabilire se il progetto debba essere sottoposto alla procedura di verifica di assoggettamento alla valutazione di impatto ambientale è proprio la “utilizzazione delle risorse naturali”, che, nel caso di specie, sono costituite dalle acque”(Sezione IV / Sentenza n. 2874-2004) (il d.P.R. citato è l’atto di indirizzo e di coordinamento per l’attuazione della legge 146-1994 sulla valutazione di impatto ambientale).

Secondo dati italiani, non tutti gli ecosistemi sono uguali ma questo non rende impossibile la conoscenza, il consumo idrico di ogni nuovo campo a 18 buche è stimato attorno ai 2.000 mc di acqua al giorno, che corrisponde al consumo giornaliero di un paese di 8.000 abitanti.

Il governo cinese ha bloccato i nuovi campi perché distruggono terreni fertili e risorse idriche. Pare inoltre che gli investitori abbiano abusivamente trasformato in “club house” molte cascine, allontanando dalle loro terre milioni di contadini.

Invece di fare un bel condono edilizio, il governo cinese ha pensato di far controllare entro giugno tutti i progetti degli impianti in funzione: quelli non in regola verranno demoliti.

Uno spreco. Ci si potevano ambientare dei reality show, magari di quelli col travestito di colore che si muove nel fango su tacchi a spillo e con il coreografo fobico che raduna le pecore solo dopo avere calzato dei guanti di gomma, come nel reality francese “La Ferme Célébrités”, in onda su TF1 (46% di share).

Oppure salvarne qualcuno, come da noi quello di Castelconturbia (Novara), dove si è svolto il quinto Golf Italian Open 2003, al quale hanno preso parte giocatori disabili di tredici nazioni.